Nel Gioco della Seduzione, la nostra psiche è entrata in collisione con Dioniso (clicca per leggere l’articolo) concedendosi alla sua dimensione di estasi e di follia oltre i confini del proprio Io finché il dio, abbandonandola, non l’ha obbligata a sciogliersi dall’abbraccio fusionale. Il ritorno a se stessi dopo l’incursione nel mondo estraneo non è però un compito che tutti riescono ad assolvere e la possibilità di non perdersi e disperdersi può essere garantita dall’incontro con un’energia, quella di Artemide, che sembra essere totalmente opposta a quella dionisiaca.
Su Artemide molto è stato scritto in termini di femminilità assoluta, di sorellanza e militanza femminista, di archetipo di donna selvaggia e di algido distacco. Quello che invece mi preme sottolineare con questo articolo (che come al solito non intende coprire tutti gli aspetti legati alla dea, ma suggerire possibili spunti di ricerche personali) è l’importanza per la psiche, femminile e maschile, del ritorno a se stessi che possiamo apprendere da questa dea.
Negli Inni Omerici, si dice che Artemide sia una delle uniche tre divinità che Afrodite “non sa piegare né ingannare”. Artemide, Atena ed Estia, nonostante le forti differenze che le caratterizzano, hanno in comune la particolarità di non subire gli influssi della seduzione, né tantomeno di agirla, tanto che vengono spesso definite come “dee vergini”, espressione in cui la verginità non è intesa nel senso letterale o più propriamente fisico, ma è collegata alla capacità di tutelare il nucleo centrale della propria psiche affinché non appartenga a nessun altro.
IO FUNZIONO DA SOLA
La psicologia ci insegna che le prime forme di seduzione avvengono già nell’infanzia. I neonati infatti devono trovare strategie vincenti per garantirsi la sopravvivenza fisica a compensazione della propria impotenza e manifesta vulnerabilità. La conformazione fisica (testolina rotonda, corpo morbido, occhi grandi, ecc) e le moine diventano quindi gli innati strumenti seduttivi con cui i neonati riescono a suscitare negli adulti risposte in termini di accadimento e cura. Crescendo, i bambini comprendono che i genitori continuano a svolgere un ruolo cruciale anche per la sopravvivenza psicologica e, pur di garantirsi il loro supporto, finiscono per ritenere di dover adeguarsi ai desideri dei propri genitori, fino talvolta ad identificarsi con essi, pena la morte ma anche l’abbandono.
Per Artemide è diverso e questo è evidente già dai miti che la riguardano dove appare chiaro che questa dea è immune alla seduzione. Partorita senza dolore, Artemide già appena nata aiuta sua madre Leto a dare alla luce il suo gemello Apollo. Artemide è quindi già svincolata dalle forme di seduzione anche infantili: lei funziona da sola, non ha bisogno di aiuto per sopravvivere ed è addirittura lei stessa la levatrice di sua madre.
A tre anni, Leto porta Artemide sull’Olimpo per presentarla a Zeus. Callimaco ci narra che la giovanissima dea si siede sulle ginocchia del padre e che questi, accarezzandola, promette di darle tutto ciò che desidera.
“Accorda, padre mio, a questa tua figlia di restare vergine, di portare tanti nomi diversi perché Febo (Apollo) non possa disputarglieli. Dammi, come a Febo, arco e frecce. Dammi fiaccole da portare e per vestire una tunica a frange che mi arrivi al ginocchio, perché non mi disturbi nella caccia.”
(Callimaco)
Ancora una volta Artemide non seduce né viene sedotta, non è sviata rispetto alla sua propria verità e alla sua propria identità. Chiedendo a suo padre di rimanere parthénos, ella si garantisce la possibilità di fare da sola le sue scelte e la possibilità di non venire mai manipolata dalle aspettative altrui, fossero esse culturali, sociali, genitoriali o di un partner.
Come ulteriore tutela domanda a suo padre Zeus di metterle al seguito
“Sessanta figlie di Oceano, che siano nubili; venti altre ninfe siano destinante ad accogliermi nelle ore in cui smetterò di colpire linci e cerve e si prendano cura dei miei calzari e dei miei cani fedeli”
(Callimaco)
La dea si contorna quindi di esseri a lei similari dai quali pretende la sua stessa verginità .
Quella di Artemide è quindi un’energia importantissima che spinge a cercare la propria individuazione nel territorio sacro della propria interiorità attraverso solitudine e distacco piuttosto che attraverso la relazione con l’altro. Questo è il motivo per cui Artemide, dea delle terre selvagge e incolte, sceglie e chiede di vivere fuori dalla polis dove, volenti o nolenti, si è continuamente esposti all’altro.
“IL MIO MISTERO E’ CHIUSO IN ME”
Nel contesto sociale “agli altri siamo irrimediabilmente esposti e dallo sguardo degli altri irrimediabilmente oggettivati” perché lo sguardo dell’altro specifica un modo particolare del nostro esserci in funzione del desiderio, dell’aspettativa e del giudizio di cui l’altro si fa portatore. Lo sguardo inoltre è capace di attivare il meccanismo seduttivo proprio attraverso la presa di coscienza di una distanza tra noi e l’altro. Quando gli sguardi si incontrano e cominciano a comunicare si entra nel rapimento erotico, perché è proprio attraverso lo sguardo che ci si stabilisce nell’immaginario nostro o altrui come oggetto di desiderio.
Se l’obiettivo di chi guarda, però, non è cercare una comunicazione, uno scambio o un contatto, quanto piuttosto possedere l’altro come un oggetto o un bene di cui si è mancanti, ecco che quello stesso sguardo si fa predatorio e può “uccidere l’altro”, togliergli spessore, ingannare, derubare. Ben lo sa Atteone che paga, rimasto a fissare la dea e le sue ninfe bagnarsi nude in uno stagno, paga con la sua stessa vita il tentativo di caccia sessuale.
Artemide è la signora delle belve e sovraintende ad esse ma anche al loro tipo di sessualità promossa solo dalle esigenze della specie e che nulla ha a che fare con il riconoscimento dell’individuo. Artemide è’ dotata di quel pudore che gli animali non hanno, poiché non hanno il senso della propria identità. E’proprio attraverso quel pudore che riesce a mantenere la propria soggettività davanti allo sguardo oggettivante del seduttore, di Atteone. Il pudore di Artemide non vuole limitare la sessualità ma vuole sottrarla alla genericità in cui il piacere va a braccetto con il non riconoscimento dell’individuo.
Artemide riesce a rimanere segretamente ed intimamente se stessa in presenza degli altri. Seppur nuda davanti allo sguardo di Atteone, la nudità del suo corpo non dice nulla sulla sua disponibilità all’altro, perché “si può infatti essere nudi senza nulla concedere, senza aprire all’altro neppure una fessura della propria anima”. Signora di se stessa decide il grado di apertura e di chiusura verso l’altro, insegnandoci che, quando si è in totale intimità con l’altro, ci si mette nelle sue mani per questo occorre sempre una sorta di vigilanza che aiuti a non svelare il proprio nucleo più intimo
“affinché non si dissolva quel mistero che, interamente svelato, estingue non solo la fonte della fascinazione ma anche il recinto della nostra identità che a quel punto non è più disponibile neppure per noi.”
(Umberto Galimberti)
ELOGIO DELLA SPIETATEZZA
Artemide è anche la signora della caccia: cacciatrice ma anche protettrice della selvaggina. Lei è l’equilibrio tra il cacciatore e la preda e questo equilibrio va rispettato, per questo chiede conto per ogni animale cacciato in modo errato.
“Essere inaccessibili significa evitare deliberatamente di esaurire se stessi e gli altri. Significa non essere affamato e disperato… non significa nascondersi o segregarsi. Non si significa neppure che tu non debba avere rapporti con gli altri. Il cacciatore è inaccessibile perché non spreme il mondo fino a deformarlo. Lo tocca lievemente quanto deve e quindi si allontana agilmente, lasciando appena un segno. .. un cacciatore usa il mondo moderatamente e con tenerezza, senza badare se il mondo possa essere cose, o piante, o animali, persone o potere.”
(Carlos Castaneda)
Se volessimo usare le parole di don Juan di Carlos Castaneda, potremmo dire che Artemide padroneggia l’arte della Inaccessibilità.
La caccia di Artemide nulla ha a che fare con la caccia sessuale che vuole l’altro come un oggetto di cui appropriarsi, fagocitandone il nucleo intimo ed essenziale. Anzi questo tipo di caccia attiva in Artemide il “senso dell’oltraggio” come accade con Atteone ma anche con il gigante Orione. Compagno di caccia di cui la dea si invaghisce, Orione declina le proposte di Artemide per fedeltà verso la propria sposa, ma viene poi scoperto “a sparare nel mucchio” corteggiando addirittura tutte e sette le Pleiadi.
La dea si adira con il predatore ma anche con la preda (così come anche nel mito di Callisto sedotta da Zeus) perché quest’ultima mostra il fianco al predatore. La vulnerabilità è la concessione del potere di individuare se stessi a qualcuno che non siamo noi, è l’incapacità di tutelare il proprio nucleo psichico e il cedere al bisogno dell’altro che ci getta nella dipendenza dell’altro.
Spesso accusata di crudeltà, Artemide è feroce con chi non riesce ad applicare con se stesso quella che Castaneda chiamerebbe Spietatezza, cioè l’arte di non raccontarsela, di non indulgere nell’autocommiserazione e di non accondiscendere alla propria vulnerabilità soprattutto quando questo mette a repentaglio il nucleo intimo della propria psiche. Artemide è spietata con gli altri perché è prima di tutto spietata con se stessa.
Fonti bibliografiche:
- Carotenuto, Riti e miti della seduzione, ed. Bompiani – Saggi Tascabili, 1996
- Galimberti, Le cose dell’amore, ed. Universale Economica Feltrinelli, 2018
- Bolen, Le dee dentro la donna, ed. Astrolabio, 1991
- Skamperle, Le dee vergini: Hestia, Atena, Artemide e il mito di Atteone nel Rinascimento, ed. I quaderni del ramo d’oro on-line, 2010
- Paris, Artemide “la libera”, ed. Pagan Grace, Spring Pubblications, 1990
- The Reef & The Craft, Artemide, 2017
- Castaneda, Viaggio a Ixtlan, ed. Rizzoli, 2000
Immagine di copertina:
George Owen Wynne Apperley, Artemis (dettaglio)
Gli altri articoli su Il Gioco della Seduzione:
- Le regole del gioco
- Level 1 – Pan e le Ninfe
- Level 2 – La perturbante potenza di Eros
- Level 3 – Afrodite, l’oggetto e il soggetto del desiderio
- Level 4 – Dioniso, destinazione estasi e ritorno