Cari amici siamo di nuovo qua per curiosare tra i percorsi simbolici legati questa volta alla festa di Imbolc che sarà il prossimo 2 Febbraio. Imbolc è il primo dei cosiddetti Cross Quarter Day (giorni di mezzo trimestre), che cadono a metà strada tra i Solstizi e gli Equinozi, ovvero le quattro festività più importanti dell’anno gaelico per le popolazioni celtiche che tra il 500 a.c. e il 1.000 d.c. abitavano le terre corrispondenti all’attuale Irlanda, Scozia, Inghilterra e Nord della Francia,
Nell’articolo precedente (vi ripropongo qui il link all’articolo sul Solstizio d’Inverno) avevamo già intuito che il ciclo solare era uno dei modi che la coscienza dell’uomo antico utilizzava per scandire il tempo annuale. Infatti il moto apparente del Sole attorno alla Terra crea un cerchio e gli appuntamenti solstiziali ed equinoziali cadono su quattro punti di questa ipotetica circonferenza dando vita all’immagine simbolica della Ruota dell’Anno di cui parleremo in un prossimo appuntamento. Ma per ora concentriamoci su Imbolc.
I tre nomi di Imbolc
Come abbiamo detto, Imbolc è la prima delle quattro feste del Fuoco (detti Sabba). E’ considerata di natura femminile e accoglie i primi segni del Sole rinvigorito, nonostante ci troviamo ancora nel mezzo della lunga notte invernale. L’etimologia di Imbolc è piuttosto ambigua e l’ipotesi più accreditata è che venga dall’antico irlandese i-molg (traducibile con in the belly, ovvero nella pancia) con riferimento alla gravidanza delle pecore come primo segnale dell’arrivo della Primavera il cui inizio sarà proprio sotto il segno dell’Ariete. Anche l’altro nome di questa festa ci riporta agli ovini: Oimelc in antico Irlandese significa latte di pecora (alimento che sarà disponibile soltanto dopo il primo parto della pecora).
Già qui intravediamo una prima trama simbolica che collega fuoco, pecora, nutrimento e ariete
e che ci ricorda qualcosa già presente anche in un’altra cultura molto più antica, quella vedica. Il dio Agni, immagine personificata della fiamma, è associato ad un cucciolo di ariete e si presenta anche nella forma di agnello; il dio del fuoco viene detto “la bocca degli dei” perché può restare in vita, esattamente come il fuoco, soltanto nella misura in cui viene alimentato.
Imbolc ha anche un altro nome: Brigantia che deriva dall’antica radice indo-europea bergh (elevato sia nel senso geografico di luogo posto in alto, sia nel senso di nobile) da cui deriva anche Brigid, il nome dell’antica dea del Fuoco e dell’Ispirazione cui questo primo sabba dell’anno è consacrato.
Dagda (dio del tuono, armato di folgore) aveva tre figlie che condividevano lo stesso nome, Brigid appunto.
Questo è un modo mitico di rappresentare la triplicità di Brigid dalla chioma d’oro, signora della Poesia, dell’Arte Medica e dei Metalli, signora del Cielo, della Terra e dell’Oltretomba. Personificazione della donna primitiva creatrice e distruttrice è quindi simbolicamente legata al numero tre.
Vi vedo già lì pronti con me la mani alzate, perché scommetto che avete già scoperto un ulteriore possibile percorso simbolico che mette in relazione
elevazione/nobiltà, ispirazione, creazione, nutrizione, distruzione e di nuovo il fuoco.
L’Imperatrice e La Morte, le due facce della Madre
Dato che ci piace molto (confesso: piace a me, ma spero piaccia anche a voi!) avvalerci dei Tarocchi nelle nostre escursioni immaginali, vi ricordo che l’Arcano Maggiore numero III è l’Imperatrice.
Archetipo della Madre nella sua forma di datrice di vita, in molti mazzi è rappresentata dotata di corona, assisa su un trono e con un evidente gravidanza in corso. Tanto che Crowley nel Il libro di Thoth la definisce “multi-troneggiata, multi-mente, multi-astuta, figlia di Zeus” ed “è a causa del fatto che la figlia è la figlia di sua madre, che ella può essere posta sul trono” e ciò ci riporta al fatto che in molte versioni del mito di Brigid, essa è sia sposa di Dagda (corrispettivo dello Zeus greco) sia triplice figlia. Nella Scozia Gaelica l’animale sacro a Brigid è il cigno bianco, in molti mazzi invece l’Imperatrice è accompagnata dall’aquila (simbolo di elevazione e nobiltà).
Questo Arcano riassume il potere della creazione e realizzazione, l’Imperatrice/Madre rende reale sul piano materiale la scintilla creativa, donando forma e struttura, veicolando la nascita e la rinascita, preparando l’esplosione vitale primaverile che avverrà sotto il segno dell’Ariete, elemento zodiacale collegato all’Arcano successivo, l’Imperatore.
“Sono io, dopo l’Inverno, a tingere di verde tutta la Terra. Sono io a riempire il cielo di uccelli, gli oceani di pesci. Sono io a far sì che il seme si spacchi per far spuntare il germoglio. Se comincio a generare bambini, posso dare alla luce un’umanità intera.” (A. Jodorowsky, La via dei tarocchi).
Questo annuncio di abbondanza non ci faccia però pensare di “poter aggirare l’aspetto mortale della natura” (C. Pinkola Ests, Donne che corrono coi lupi) perché “ci sono sempre due forze operanti in ogni situazione e in ogni esperienza … Esiste il dualismo, ma il dualismo di un processo dinamico in cui tutti gli opposti si interpenetrano e si trasformano.” (D. Rudhyar, I segni astrologici come ritmo della vita).
Vita e Morte sono due facce della stessa medaglia, sono tenuti insieme dal ciclo di accrescimenti e decrescimenti da sempre presente in Natura. Natura e Tempo agiscono affinché non si crei una congestione di spazi, operano affinché ci sia spazio libero per la venuta di nuove cose. Così se da un lato la Madre dona vita continuamente a nuove forme, dall’altro dona a quelle stesse forme la garanzia di morte perché ogni essere dotato di forma, nel momento stesso in cui viene in vita, è sottoposto all’azione logorante del Tempo e inizia il suo inevitabile percorso verso il disfacimento. Così se la Vita è un processo di cambiamento continuo, la Morte ne è il motore e sembra essere l’esito naturale della Vita stessa.
La Madre diventa figura ambigua, datrice di Vita, datrice di garanzia di Morte. Pare che la stessa radice indo-europea mr sia comune a parole come mater (madre ma anche materia) e come morte (murder, omicidio, in inglese). La radice indo-europea la lettera M, l’unica consonante che si pronuncia a bocca chiusa e C. Marucchi sostiene che, in effetti, la Morte è un evento che ammutolisce.
Non ci stupisce a questo punto trovare nella seconda serie di Arcani Maggiori, posizionato proprio sotto l’Imperatrice, l’Arcano XIII cioè la Morte. Nel mazzo di Jodorowsky questa è l’unica carta a non avere un nome. Potremmo ipotizzare da un lato sia “innominabile” per una sorta di tabù (considerando il problema a livello culturale che abbiamo nel considerare la Morte) o che invece lo sia proprio per l’impossibilità di comprenderla. Dare un nome in molte culture corrisponde ad avere un potere sulla cosa nominata, ma con la Morte non riusciamo ad esercitare questo potere perché riusciamo ad esperirla soltanto quando accade ad altri e non abbiamo certezze sul ciò che potrebbe esserci o non esserci una volta accaduta.
Brigid, la Triplice Musa
Ciò che trovo interessante è che Brigid rappresenti la Triplice Musa della poesia, dell’arte medica e della lavorazione dei metalli. Se ampliassimo queste tre aree fino a definirle Arte, Medicina e Tecnica possiamo intravedere tre antidoti che l’uomo ha cercato per sfuggire al potere di cancellazione del Tempo attraverso la Morte.
Arte, Medicina e Tecnica hanno in comune la necessità di conservare e trasmettere la conoscenza, la memoria, sono il simbolo della Cultura che l’uomo usa per sfuggire all’anonimato nel perenne ciclo di Vita/Morte/Vita. E Pensiero e Memoria (Hugin e Munin) sono i due corvi di Odino. Nell’altro bacino culturale nord-europeo cioè quello della cultura Norrena, vengono i due corvi vengono a lui donati da Hel, dea degli Inferi, con mezzo volto di giovane donna e mezzo volto di teschio. Una perfetta sintesi dell’arcano III e dell’arcano XIII.
L’arcano III L’Imperatrice e l’arcano XIII La Morte sono separati dal X che nei Tarocchi corrisponde alla Ruota della Fortuna. Così, come in un cerchio che si chiude, ci riaccostiamo al concetto di Ruota e vi aspetto al prossimo appuntamento per ripartire proprio da essa.
Fonti bibliografiche:
Robert Graves, La dea bianca, ed. Gli Adelphi 1992
Liz e Colin Murray, L’oracolo celtico degli alberi, ed. Meb 1997
Clarissa Pinkola Estes, Donne che corrono coi lupi, ed. Saggi Frassinelli 1993
Alejandro Jodorowky – Marianne Costa, La via dei Tarocchi, ed. Feltrinelli, 2004
Dane Rudhyar, I segni astrologici come ritmo della vita, ed. Astrolabio, 1970
Aleister Crowley, Il libro di Thoth
Per approfondimenti
Claudio Marucchi, Archetipi e sviluppo della coscienza, lezioni per Durga SAI, 2017/2018
Claudio Marucchi, Tarocchi esoterici, simbolici e psicologici, lezioni per Durga Topo, 2017
Claudio Marucchi, Mors Janua Vitae, 2017